a cura di Alessandro Iacoboni
Oggi la nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare Michela Starita, chef di talento dalla cucina ricercata nonché docente e consulente per aziende di settore. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Michela, grazie per aver accettato l’invito della nostra redazione. Ci parli un po’ di te? Sappiamo che hai un ricco curriculum. Raccontaci dei tuoi esordi nel mondo della ristorazione.
Ciao a tutti Voi, è un piacere per me.
Io ho cominciato molto presto a lavorare nel mondo ristorativo ma non in cucina.
Ho frequentato l’ Istituto Alberghiero e i miei primi passi li ho mossi come barman, lavorando sia di giorno (imparando l’ arte del latte) , che di notte cimentandomi nella realizzazione di cocktail, ma non solo, ho anche avuto l’ opportunità di apprendere l’ arte del servire…ma non era ancora abbastanza.
La prima volta che sono entrata in una scuola come docente ero molto giovane ma da subito capii che trasmettere il mio sapere era per me motivo di grande soddisfazione. Con il passare del tempo ho poi scoperto che il mio vero amore era la cucina, e lì è cominciato il mio tutto fino ad oggi: un Cuoco prima di tutto (molti sanno che non amo chiamarmi Chef, forse per questo tutti mi chiamano “Cheffa” ), un Consultant, un Personal Chef, un Insegnante, un Formatore, un Dimostratore.
Hai partecipato con successo ad importanti competizioni e ricevuto prestigiosi riconoscimenti. Come affronti le sfide in cucina e… quanto è dura la vita di uno chef?
Beh, le sfide in cucina sono come la benzina per un motore! sono stimoli che servono a non porsi dei limiti, a provare, sperimentare e acquisire sicurezza in noi stessi.
La vita di uno Chef non è dura, può trarre in inganno se da esterni ci si sofferma sulle interminabili ore passate in cucina, alle festività che non esistono, al lavoro che dentro la tua testa non smette mai, ma io non ho mai visto il mio lavoro sotto questi aspetti.
La passione che abbiamo per il nostro mestiere non ci fa sentire la stanchezza, anzi! Io per esempio nei miei tour a volte estenuanti non vedevo l’ ora di ricominciare.
Se ami il lavoro che fai non lavorerai mai un giorno nella tua vita…ed è proprio così.
Il prestigio della cucina italiana nel mondo è un dato ormai certificato. Quali sono secondo te gli elementi che contraddistinguono uno chef di successo?
Anzitutto la conoscenza. Nel nostro mestiere il “sapere” è il fondamento del successo; molta importanza hanno anche l’ umiltà, la dedizione, la tenacia. L’ importante è non mollare mai, affrontare le difficoltà e non abbattersi mai, cogliere ogni occasione come un nuovo stimolo e trovare ispirazione in ogni cosa. Tante volte ho chiuso gli occhi e attraverso la mia mente ripercorrevo la memoria dei profumi.
Si sa, in cucina ma nella vita in generale, per crescere occorre sperimentare e approfondire…ed è ciò che hai fatto con i tuoi studi sulla cucina giapponese. Ci racconti di più?
I miei studi di approfondimento sono cominciati proprio con il Giappone, il fascino di quella cultura fu per me una cosa irresistibile, cominciai a comprare libri perché sentivo l’ esigenza di conoscere. Non mi sono però fermata lì, dopo qualche tempo ho iniziato anche a scoprire i segreti della panificazione. In seguito la mia sete di sapere mi ha portata a proseguire i miei studi espandendoli al mondo intero e per questo devo ammettere che il mio lavoro che mi ha portato in giro per il mondo mi ha aiutata tantissimo.
Tutt’ oggi i miei studi non sono finiti, in questo mestiere non si smette mai di imparare, c’ è sempre qualcosa da sapere, c’ è sempre una sfida da affrontare, il mondo cambia velocemente e a me piace correre con esso.
Ti senti di ringraziare in particolare qualcuno che ti ha seguito o appoggiato nel tuo percorso professionale? Quali sono stati i momenti più difficili del tuo percorso?
Avrei un’infinità di persone a cui dire grazie, e se loro stanno leggendo questa intervista sanno che sto parlando di loro. Sono una persona schietta e sincera, non nascondo mai i miei pensieri.
Momenti difficili sono stati quelli in cui ho dovuto inevitabilmente dimostrare… noi donne siamo sempre soggette al dover rimarcare il nostro sapere e la nostra abilità nel mondo lavorativo.
La domanda è un po’ indiscreta, ma la poniamo spesso. La tua professione ti rende felice? Se sì, quali aspetti cambieresti del tuo lavoro?
Il mio lavoro è ciò che sono. Creare con le mani quello che la mia mente ha immaginato è una cosa meravigliosa, un po’ come un pittore quando realizza il suo dipinto, perché noi cuochi siamo tutti un po’ artisti….. non crede?
Cambiare qualcosa nel mio lavoro??? Non l’ ho mai pensato, il mio lavoro oggi è ciò che ho voluto e cercato in tutti questi anni… nel corso della mia carriera mi sono evoluta, questo sì, ci sono diverse sfaccettature adesso del mio mestiere che inizialmente non c’ erano….ma cambiare no.
25 ottobre 2021
Redazione DolciEccellenze